Fede e Politica: la triste eredità elettorale della Democrazia Cristiana

Fede e Politica: la triste eredità elettorale della Democrazia Cristiana

Sono passati diversi giorni dalle elezioni politiche italiane e il marasma consegnato dalle urne impone alcune doverose riflessioni di carattere statistico. La domanda che sorge spontanea al cultore delle tendenze elettorali, infatti, è la seguente: l’elettorato cattolico italiano – da sempre decisivo per la formazione degli esecutivi del bel Paese – continua a spostare gli equilibri?

Prima di rispondere a questa domanda bisogna sottolineare che le ultime elezioni italiane sono le prime avvenute dall’incoronazione di Papa Francesco al soglio pontificio. Bisogna considerare, inoltre, che il correntismo presente nel clero è osservabile e si riflette nella politica italiana. La guerra che vede contrapposto lo schieramento tradizionalista a quello “progressista-terzomondista” offre lo spunto, seppur insufficiente, per analizzare la “questione spirituale” dal punto vista politico.

Come noto, l’ultima consultazione elettorale ha visto “triellare” il Polo Democratico, il Polo di Centro Destra e il Movimento Cinque Stelle. Risulta doveroso, a tal proposito, cercare di comprendere come le tre componenti politiche abbiano strizzato l’occhio alle diverse correnti di pensiero che animano il dibattito interno alla Chiesa di Francesco.

CSX

La prima constatazione utile – alla luce della disfatta conseguita – potrebbe essere la rottura tra il partito dell’ex-enfant prodige Renzi (PD) e la schiera consistente dei cattolici democratici. L’ultima fase della legislatura targata PD ha palesato, infatti, il suo retaggio “socialista” approvando le leggi sulle Unioni Civili e sul Biotestamento. Muovendo i passi da una personale e strumentale interpretazione di Amoris Laetitia – seconda esortazione apostolica di Papa Bergoglio inerente alle tematiche familiari – i democratici italiani pensavano (erroneamente) di essere in linea con la dottrina cattolica enunciata dal Santo Padre e di poter, così, rappresentare il braccio temporale della Chiesa di Francesco.

Volendo sottolineare una ulteriore appropriazione indebita della Parola del pontefice è doveroso riprendere l’affaire immigrazione. La vicinanza espressa dal Papa alle pratiche giuridiche dello Ius Soli e dello Ius Culturae – unite alla cultura dell’accoglienza – hanno rappresentato, secondo gli ultras democratici, la volontà del Santo Padre di prendere parte alle strategie politiche di Matteo Renzi, consolidando, così, una Santa alleanza tra il Vaticano e il Nazareno.

La frattura, infine, è stata resa definitiva dall’alleanza di scopo con Emma Bonino, simbolo vivente della lotta in favore dell’aborto. I punti cardine del “cattolicesimo di sinistra” – quali apertura maggiore ai flussi migratori, associazionismo, integrazione e diritti umani – non risultano più credibili e sufficienti agli occhi dell’elettore cattolico democratico. Infine, la giustizia sociale e l’amore per i poveri (solo teorizzati, ma mai realmente perseguiti dalla sinistra attuale) non producono più quell’effetto unificante post-Concilio Vaticano II, largamente strumentalizzato in questi ultimi vent’anni.

CDX

Prendendo le mosse da una brillante analisi dell’elettorato Cattolico negli Stati Uniti – ad opera di Massimo Franco – si può notare un cambiamento di rotta nella percezione della cristianità dell’emisfero occidentale. L’elettorato Cattolico statunitense infatti ha scelto la linea Trump (protestante) nonostante i dissidi con il Pontefice cattolico Francesco. Le tensioni sorte tra i due leader mondiali con la “retorica del Muro” (durante la campagna elettorale del Tycoon) hanno messo in luce le due differenti visioni che albergano nella Chiesa dei nostri giorni. Da un lato vi è la volontà di condannare la modernità, di riappropriarsi della tradizione e di tornare a stabilire i confini entro i quali esercitare il potere spirituale e quello temporale: il sovranismo. Dall’altro vi è la volontà di superare la modernità, di abbattere i confini e di porre il dialogo e l’amore per la diversità alla base dell’azione umana.

Dopo aver per grandi linee indicato le tendenze che prevalgono negli scenari politico-spirituali attuali bisogna tornare alla grama interpretazione del sovranismo “made in Italy”. La seconda analisi proposta, quindi, verte sull’atteggiamento esclusivamente comunicativo messo in scena dal polo del Centro-Destra italiano. Le tre correnti che compongono l’area moderata dello schieramento capitanato da Matteo Salvini si presentano al pubblico come difensori della cristianità. Essendo consapevole di trovarmi dinanzi a un cartello elettorale sarò costretto a studiare in tre momenti differenti la vocazione cattolica delle tre anime che compongono il Fronte Moderato.

Il titolo di Difensor Fidei – autoassegnatosi dal leader del Carroccio – pare avere avuto molta presa su una particolare fetta dell’elettorato cattolico italiano. Nello specifico bisogna addentrarsi all’interno dello schieramento che fa dei “principi non negoziabili” un manifesto politico. L’atto pubblico attraverso il quale Matteo Salvini ha sancito la nuova “Alleanza” può risalire al colloquio con un Don non specificato, in un posto non specificato e in un tempo non determinato (Dio?). I frutti di questo colloquio sono stati resi noti al popolo della lega, ora popolo di Dio, durante il comizio di Salvini in piazza Duomo a Milano.

La scelta di utilizzare una antichissima formula imperiale o monarchica – quella di accettare un incarico politico prestando giuramento su un testo religioso – ha scatenato le ire delle gerarchie ecclesiali mettendo in luce una serie di contraddizioni ideologiche e culturali del nuovo profeta. Con buona pace del processo di secolarizzazione dell’occidente – e dimentico dei suoi anatemi alla Sharia, la Legge religiosa – Salvini propone un nuovo stato italiano edificato sui valori cristiani, sul rispetto delle regole e su una dura e serrata lotta all’immigrazione. Tralasciando quelli che sono gli scempi politici partoriti dal suo partito nelle precedenti legislature (legge Bossi-Fini su tutte) ci si concentra sul messaggio del Vangelo che viene distorto e adattato in base alle esigenze poste dalla congiuntura politica. Risulta difficile, infatti, sostenere con certezza che Matteo Salvini abbia introiettato i valori cristiani riportati nel Vangelo, soprattutto in merito alla sua personalissima guerra Santa all’immigrazione islamica. Possiamo servirci dell’inflazionato passo di Matteo (quello vero, ma non Renzi) per sostenere con forza l’ignoranza di Salvini in ambito Cristiano:

“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Mt 25,31-46

Infine, per non tediare il lettore con le innumerevoli contraddizioni (tra le più importanti la volontà di legittimare la prostituzione) che animano la Chiesa Salviniana, sono costretto a sottolineare una fondamentale falla culturale nella strumentale dottrina tradizional-politica (ma non tradizionalista) della Lega: l’idea di una chiesa con confini prestabiliti. Per definizione la chiesa cattolica è universale e porta con sé una vocazione missionaria e caritatistica. Con ciò si deve intendere che la chiusura delle frontiere, il sovranismo e la selezione del bisognoso in base al colore della pelle non sono “valori” compatibili con quelli riportati nei testi sacri Cristiani e Cattolici.

Il secondo guardiano della Fede Cristiana risponde al nome di Silvio Berlusconi. Le tristemente note vicende sentimentali di Berlusconi ci permettono di comprendere quanto la Famiglia Tradizionale di matrice cristiana sia al centro del suo programma politico. Inoltre l’amore paterno(?) per il gentil sesso in età prematrimoniale – e qualche carico pendente con la giustizia – non gli permettono di incarnare quei valori cristiani sicuramente presenti nel profondo della sua anima cattolica. Vi è da riconoscere però una certa coerenza nel rispetto di una parte dei c.d. principi non negoziabili. Questi hanno collocato “Forza Italia” sempre all’opposizione su tematiche come il fine vita, le unioni civili, l’aborto. Ciò per molti elettori è sufficiente per fare del “partito del Cav” un partito cattolico tradizionalista, dimenticando, ancora una volta, che il cristianesimo non si manifesta né si esaurisce nella lotta politica al fine vita, ai matrimoni tra Gay e ai contraccettivi.

L’ultima paladina spirituale del Centro-Destra risponde al nome di Giorgia Meloni, minoritaria nella coalizione moderata e con le idee chiare tanto quanto i suoi alter-ego reazionari in merito al concetto di famiglia tradizionale. Quest’ultima, infatti, ambisce a  rappresentare la famiglia tradizionale pur non avendone una. Il parto al di fuori dal sacro vincolo del matrimonio non le permetterebbe neanche  di figurare come comparsa nei presepi viventi, tanto sponsorizzati e vilipesi durante il suo processo di evangelizzazione dello stivale italico.

Pare doveroso, a questo punto, mettere in luce un’ultima contraddizione sostanziale che certifica la strumentalizzazione del cristianesimo da parte del Centro-Destra: coloro che si candidano per la crociata anti islam nei confini italiani – e per la restaurazione del potere cristiano nel bel paese – non possono partecipare a uno dei momenti più importanti della vita cattolica, l’Eucarestia. Essendo divorziati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non sono ammessi alla Comunione, il sacramento principe del cattolicesimo, istituito da Gesù Cristo stesso durante l’Ultima Cena.

Delle due l’una: o si è giunti tardivamente sulla via di Damasco, oppure siamo dinanzi a una triste e mal riuscita manipolazione della fede cristiana.

M5S

Il movimento 5 Stelle – per sua natura post-ideologico – è quella strana creatura politica che si trova troppo a destra per la sinistra e troppo a sinistra per la destra. Ma rispetto alla millenaria istituzione cattolica dove si colloca? A differenza dei concorrenti politici, il movimento fondato da Grillo e Casaleggio non pare rivendicare una particolare dottrina spirituale, anche perché non si trova nella posizione di raccogliere un’eredità culturale da partiti del passato. Vi sono però delle curiose “affinità elettive” tra la chiesa di Francesco e alcuni principi del movimento a 5 stelle. La più curiosa e singolare è quella più volte pubblicizzata dallo stesso Grillo: il movimento vide la luce per la prima volta lo stesso giorno in cui si celebra San Francesco, il Santo che rappresenta la povertà e che ha dato il nome all’attuale Pontefice.

Per quello che riguarda le grandi tematiche temporali – come lavoro, povertà, inclusione – vi è una comunione di intenti che non poteva essere taciuta. Così, Marco Tarquinio – direttore del quotidiano di ispirazione cattolica, Avvenire –  sdogana i pentastellati negli ambienti cattolici della Chiesa di Francesco rilasciando una sconvolgente intervista al Corriere della Sera:

“Sono tanti i cattolici che partecipano alle iniziative del Movimento. Se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alle povertà), nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità”

Per ciò che concerne le delicate tematiche etiche, invece, il gap tra la santa sede e i “visionari” pentastellati pare incolmabile. La totale libertà dell’individuo nella scelta delle questioni come l’eutanasia, l’aborto, i matrimoni omosessuali e i restanti “principi non negoziabili”, non permette ai “grillini” di rappresentare la Santa Sede in quel calderone che è la politica italiana.

Vi è da sottolineare inoltre una pretenziosa riproposizione della lettura Cavouriana dei rapporti tra stato e Chiesa: libera Chiesa in libero Stato. Il ruolo dello Stato, però, risulta preminente rispetto a qualsiasi altra istituzione nella visione politica del Movimento 5 Stelle. Famiglia cristiana – in un articolo provocatorio intitolato “il Vangelo secondo Grillo” – non manca di sottolineare così questa possibile subalternità:

“Non è un mistero che dietro una visione “francescana” della comunità dei cristiani e di una Chiesa “povera” finiscono per nascondersi spesso pulsioni anticlericali e laiciste che la vorrebbero relegata a una funzione assistenziale, marginale, quasi catacombale, senza però pretese di sussidiarietà e dunque senza il minimo finanziamento da parte dello Stato”

Infine la mimica blasfema di Grillo durante il suo show “Grillo Vs Grillo” – messo in scena nella città di torino – non lascia dubbi sul rispetto che il “vate” genovese nutre nei confronti della tradizione Cristina. Al termine dello Show infatti il comico genovese ha invitato sul palco alcuni esponenti del movimento 5 stelle e riprendendo la formula sacerdotale “Questo è il mio corpo” ha offerto loro dei grilli secchi emulando il momento sacro della comunione Cattolica.

Mi pare doveroso ricordare, a questo punto, che la suddetta pratica “religiosa” non è preclusa ai divorziati. Salvini e Berlusconi potrebbero così ricevere (in alternativa) il “corpo di Grillo“, e non è da escludere – dopo i risultati del 4 Marzo – che ciò possa realmente accadere.

Conclusioni

Rimane ora da rispondere alla domanda posta nel primo paragrafo di questa analisi: l’elettorato cattolico influenza la formazione degli esecutivi italiani? Con la fine dei fasti della Democrazia Cristiana, a seguito della crisi valoriale del 1992 e conseguentemente all’implosione del sistema partitico della prima repubblica si può asserire – con un elevato grado di attendibilità – che l’elettorato cattolico non proietta più i suoi uomini a Palazzo Chigi.

Si può asserire, allo stesso modo, che si è innestato un processo inverso. Sono i diversi partiti, oggi, a corteggiare quella consistente fetta dell’elettorato cattolico, un elettorato ormai frazionato e dormiente. Le strategie messe in atto dai maggiori partiti (sopra abbondantemente e “ludicamente” elencate) rispondono esattamente alla logica dell’avvicinamento dei cattolici alle proprie posizioni politiche non nascondendo delle azzardate e ridicole strumentalizzazioni.

Questa inversione di rotta è spiegabile analizzando le crepe profonde che il Vaticano porta in seno. La crisi dell’elettore cattolico, infatti, è figlia sia del complicato periodo identitario che investe la chiesa di Francesco (lotta tra sovranisti/puristi e progressisti/terzomondisti) sia dell’assenza di un partito di spessore culturale e di ispirazione esclusivamente cattolica come la Democrazia Cristiana. I vari credenti si sono così distribuiti nelle diverse compagini in lotta perdendo definitivamente il ruolo pivotale assunto durante quasi tutta la fase repubblicana della stato italiano.

Per concludere è necessario conoscere il punto di vista di chi è realmente legittimato a rappresentare e difendere la cristianità nel mondo e nella società: il Santo Padre. L’appello di Papa Francesco è quello di buttarsi in una politica con P maiuscola, una politica non assoggettata ai poteri economici, una politica non per i poveri ma dei poveri, una politica, quindi, non italiana.

William De Carlo per Policlic.it

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