# 1. Passato, presente, reazione e cambiamento.

Quest’articolo è il primo di una serie in vista dell’anniversario dello scisma protestante, per comprendere le strade che ha imboccato la chiesa cattolica, quali tendenze ha seguito e segue e quali riforme ed aperture continua a contrastare.

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L’anniversario dell’affissione delle 95 tesi di Lutero sulla porta della cattedrale di Wittenberg ricorre Il 31 di ottobre. Una domanda sorge abbastanza spontanea: fino a che punto quel terremoto sociale di 500 anni fa scosse le fondamenta dell’ambigua istituzione ecclesiastica e, allo stesso tempo, aiutò le istanze riformatrici già presenti al suo interno (vedi Erasmo da Rotterdam) ad emergere? Può essere considerato come il principio di un inarrestabile processo di rinnovamento che in ogni epoca succeduta a quella data ha visto la chiesa impegnata nel tentativo di inseguire, comprendere e controllare i fedeli? Sicuramente è stato decisivo, considerando che tanti provvedimenti presi durante il Concilio di Trento (la risposta cattolica alla riforma) sono tuttora validi.

Altro fattore di cambiamento è quel necessario “stare al passo coi tempi” che ha imposto numerose correzioni di rotta in merito ad atteggiamenti e dottrina della chiesa passando attraverso quel grande momento riformatore, in parte ancora inattuato, che è stato il Concilio Vaticano II.
Si è giunti alla conclusione, forse un po’ a scoppio ritardato, che una dottrina antiquata e lontana dal reale vissuto della società alla quale si rivolge genera incomprensione e crea un conseguente ed ovvio scontento con un progressivo allontanamento dei fedeli.
Insieme a questa dissonanza dottrina-società su diverse materie, principalmente di natura etica, anche il comportamento poco conforme al vangelo di numerosi ecclesiastici determina un forte senso di sfiducia e malcontento nei confronti di quelli che dovrebbero essere i pastori ma che in realtà predicano bene e razzolano malissimo.
Inseriamo tutto ciò nel contesto di una galoppante secolarizzazione che avanza spedita in Europa, non in maniera uniforme in realtà, e appare chiaro ai vertici che siedono al di là delle mura leonine che la situazione non è poi così rosea.

Bisogna constatare inoltre come il Papa sia progressivamente sempre più solo nel perseguire le sue riforme, dovendo fare i conti con le proteste degli intellettuali cattolici ed il malcontento strisciante delle gerarchie.
Per praticità espositiva, le componenti che si fronteggiano in questa fase sono sostanzialmente 4:

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  1. Il Papa: uno degli uomini destinati a segnare la storia di questo secolo per gli obiettivi che si è posto: riformare la curia romana; impostare una chiesa in uscita, che ascolta, comprende e consiglia; contrastare la pedofilia (non concedendo grazie agli imputati di questo reato e negando loro il ricorso in appello se condannati in prikmo grado). Queste tematiche presentano tuttavia numerose sfaccettature, poiché in ogni caso vige sempre il punto di riferimento dottrinale con il quale è necessario confrontarsi (Comunione ai divorziati sì, ma vediamo caso per caso, ecc.).
    Insieme a tutto questo vi è quella che è stata chiamata la “rivoluzione dei gesti”, portatori di una forte umanità ed empatia. Sensazionalismo? Magari un po’, ma sicuramente questo, agli occhi dei fedeli, appare più rassicurante rispetto ad un Pontefice foderato di velluto che dimostra anacronismo storico e sociale.
  2. La Curia e le gerarchie ecclesiastiche. Spesso e volentieri nocciolo duro del conservatorismo clericale, contrastano in maniera spesso silente le politiche di riforma del Papa. Anche se non si è ancora arrivati allo scontro diretto i malumori ci sono.
  3. I fedeli. La massa che nella sua quasi totalità stima ed ama la figura di questo pontefice, percependolo appunto come vicino, comprensivo, solidale ed attento. È una sorta di lasciapassare per il Papa e forse chissà, anche un non modesto salvavita.
  4. Ultimi ma non per importanza sono gli intellettuali cattolici ed i teologi. È di qualche giorno fa la notizia di una lettera firmata da 40 di loro che fanno notare come alcune parti della esortazione apostolica amoris laetitia siano da considerare come eretiche, in riferimento al capitolo ottavo del documento (sull’accesso ai sacramenti per i divorziati). Quest’ultimo è, inoltre, il frutto del sinodo svoltosi nel 2015 che aveva come tema proprio la famiglia considerata all’interno della nostra contemporaneità e non solo, quindi, delle personali opinioni del Pontefice che non si è mai allontanato nei fatti dai cardini del cattolicesimo.

Quello che si sta creando attorno alla figura del Pontefice assume le sembianze di un fastidio, causato principalmente dalle sue aperture dottrinali.
In realtà appare tuttavia chiaro come in alcuni casi il Papa vada al sodo dei problemi e delle questioni più spinose, nascondendo meno rispetto a chi l’ha preceduto e senza esitare nel riconoscere le colpe e le mancanze dell’istituzione che è stato chiamato governare.
La vicinanza, secondo una parte della gerarchia, appare forse come debolezza agli occhi dei fedeli, contrastando con l’austerità che nel tempo ha accresciuto la soggezione alle gerarchie piuttosto che il Timor di Dio.

Allo stesso modo Lutero 500 anni fa, al netto delle chiare ed inconciliabili divergenze dottrinali e delle sue evoluzioni di pensiero rispetto al concetto di transustanziazione (che hanno portato nei fatti allo scisma), scalfisce il predominio ecclesiastico del suo tempo attraverso quello che è stato un processo mediatico ante-litteram (utilizzando la carta e la stampa, i social dell’età moderna) sulla validità delle indulgenze, una fra le più importanti voci di bilancio per la chiesa del tempo.
Tutto questo per sottolineare come alcune tematiche si ripetano nel susseguirsi degli eventi storici, siano delle costanti insieme alle caratteristiche personali dei protagonisti di quegli eventi: personaggi che partendo da uno spirito di riforma si mettono di traverso rispetto a leggi, usi e costumi ad essi contemporanei.
Questo rende fattibile pertanto il parallelo fra ieri e oggi, storicamente forse azzardato, ma che racchiude al suo interno l’eterno scontro tra progressismo e conservatorismo anche se chiaramente non si arriverà ad alcuno scisma oggi, nonostante gli appellativi di comunista o eretico che sono stati attribuiti all’attuale pontefice per screditarlo o per una visione limitata delle decisioni che lo riguardano.

Luca Di San Carlo per www.policlic.it