La Difesa come idea

La Difesa come idea

Difesa, prima d’esser un Ministero è una idea, una necessità, una condizione d’esistenza identitaria per lo stato e un’esigenza volta alla preservazione dell’integrità patria, della sua sicurezza e visibilità internazionale. In tal senso il concetto relativo alla Difesa non riesce scevro da legami intessuti diplomaticamente e talvolta da stretti nodi che impediscono ovviamente al singolo programma politico di sottrarsi a impieghi doverosi.

Nell’ultimo decennio il quadro geopolitico si è avviato ad un’intensa e febbrile mutazione, con tra l’altro una progressiva apertura di nuovi fronti e confronti con inaspettate minacce. La conclusione di alcune missioni fuori area tuttavia non ha spesso precluso una prorogata presenza di personale o l’avvio di azioni successive nel medesimo teatro di operazioni ma con diversi obiettivi. Un esempio calzante appare la Missione ISAF in Afghanistan iniziata l’11 Agosto 2003 e terminata il 31 Dicembre 2014 per lasciar subentrare l’inaugurazione, il 1 Gennaio 2015, della Missione Resolute Support, ancora in atto.

Amici o nemici dei russi? La Russia, che sul fronte orientale si dimostra un grande orso mai sopito, ha dimostrato un interventismo instancabile nel lungo ed estenuante conflitto contro lo Stato Islamico, il quale ormai appare ombra di se stesso, privo di energia e solo molto ciarliero. Con o senza polemiche, critiche di cui non si è curato, l’esercito Russo si è reso protagonista abbondantemente elogiato del combattuto assedio di Palmira. I metodi Russi nel mostrare la propria forza e riportare la vittoria come traguardo finale suscitano da sempre l’occhio guardingo di chi li osserva. L’impiego imponente della flotta del Mar Nero nell’Operazione missilistica Punisher contro la Siria, lo schieramento di bombardieri strategici e il dispiegamento di grandi unità non sembra discostarsi dall’attitudine novecentesca.

L’espansionismo della Russia ha creato non poche destabilizzazioni ad Est, come l’annessione della Crimea e la crisi ucraina, della quale si tende a smorzare ormai le tinte più oscure. Dal 14 Settembre 2017 al 20 Settembre 2017 si è stimato che l’esercitazione Zapad 2017, che ha interessato l’area della Bielorussia pericolosamente vicina agli stati baltici, dalle iniziali 100.000 unità, ne abbia investite all’incirca 12.000. Numeri a parte, il suddetto sommovimento ha allertato la NATO, causando un certo risentimento di Polonia e Svezia, non mancando di suscitare diffidenza e apprensione. L’azione infatti è stata mistificata (forse a ragione) per essere una malcelata occasione di non limitarsi a mostrar muscoli, ma di usare come punto di raccolta la Bielorussia appunto. Le mire? Lettonia ed Estonia. Esse rivestono un importante sbocco e, assieme ad altre forze della Coalizione, l’Italia offre il contributo al Battlegroup ivi dislocato.

A Sud, la disgregazione dello stato libico si è consumato a seguito della prima guerra civile e dell’intervento militare, il cui nome in codice varia a seconda del paese partecipante ma che per l’Italia fu Operation Odissey Dawn, il 19 Marzo 2011. La causa è stata la violazione della risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza ONU e le attività militari, inizialmente condotte in autonomia, sono state poi, con disappunto della famelica Francia, condensate sotto guida NATO il 25 Marzo nell’Operazione Unified Protector terminata con parziale successo nell’Ottobre dello stesso anno, ma con ripercussioni inaccettabili.

L’Italia, purtroppo marginale e poco volitiva ha offerto una difesa passiva, superficialità enorme a discapito degli interessi economici in seno al territorio in questione. La costa settentrionale del continente africano, infatti, è divenuta un confine incrinato e permeabile, causando un disastroso effetto domino nel Mar Mediterraneo. Delicata si profila la tematica del flusso migratorio che interessa le rive europee da anni e che spinge non solo a riflessioni storiche, ma a veri e propri quesiti. Talvolta dal carattere enigmatico, questo fenomeno, non libero da speculazioni, sporchi giri di denaro e traffici illegali, necessita di filtri che tuttavia una volta “in casa” appaiono inadeguati a garantirne l’efficienza.

Il traghettarsi di gravose minacce che usano la penisola come attracco ha spinto a un’intensificazione della presenza della Marina Militare in acque non solo territoriali. La Missione Mare Sicuro, erede della precedente Mare Nostrum, dal 12 Marzo 2015, opera un dispositivo su circa 160.000 km quadrati nel Mediterraneo centro-meridionale. In una evidente simbiosi con il Ministero della Difesa rivolta alla tutela del paese, il Ministro degli Interni in carica Marco Minniti ha proposto un impiego direttamente in Africa che non si limiterebbe esclusivamente all’area libica, ma che affonderebbe le mani più in profondità nella spinosa questione dello smercio o invio di esseri umani sulle nostre coste. Uno scacco ardito è quello di avanzare sino in Niger, apparente radice di instabilità, ancor più complesso se si pensa che le stesse istituzione militari del suddetto, si dice, siano dirette responsabili del lucro sul traffico di migranti. Ciononostante, attualmente è in corso in Libia una più scarna Missione Assistenza e Supporto forte di 316 uomini.

In maniera più o meno consapevole è proprio nel Mare Nostrum, a detta di alcuni ormai “Collettivum”, che si sta spostando l’attenzione geo-strategica. Un cambiamento di asse notevole e vitale per la sorte del nostro paese, la cui posizione è cartograficamente lampante. La scorsa settimana si è conclusa a Sierra del Retin la FIREX 1-18, l’esercitazione inquadrata nel piano addestrativo annuale tra Brigata San Marco [1°Reggimento] e Tercio de Armada, con l’obbiettivo di mantenere coesione e capacità di intesa nella SILF – Spanish Italian Landing Force. Interessante spunto per l’applicazione delle procedure di Forza Anfibia in consesso europeo.

Il “Pacchetto Battlegroup” (BG), voluto fortemente dall’Unione, costituisce un sistema di contingenti misti dalle ridotte dimensioni che ne facilitano la velocità di reazione in circostanze di emergenza. Dal 2007 si è predisposta la disponibilità di due Battlegroups con impiego a turnazione semestrale. Nelle relazioni bilaterali tra Italia e Spagna, i vertici militari hanno rispettivamente concordato per il EU-BG (European Union Battlegroup) del 2° semestre del 2020 la creazione di una forza a guida Italiana [tramite 3a Div.Navale/Brigata San Marco] con possibili rinforzi provenienti da Grecia e Portogallo.

In questo pattern fitto di interlocutori la Francia sembra mantenere una sua austera individualità. Sempre fianco a fianco degli Spagnoli, gli Italiani del 4° Reggimento Artiglieria Controaerea “Peschiera” della Task Force SAMP/T condividono le mansioni nello schieramento di difesa aerea integrata a pertinenza NATO dell’Operazione Active-Fence, per gli Italiani Missione Sagitta. Il teatro della suddetta è la Penisola Anatolica, ora più che mai una zona a rischio di crisi e ponte che apre i battenti al fondamentalismo islamico nei Balcani, ormai un vespaio.

La Turchia, che non ha cessato di far discutere sin dalla discutibile faccenda dell’abbattimento di un Sukhoi-24 russo in data 25 Novembre 2015 per un tutt’ora non appurato sconfinamento di spazio aereo e che non abile mentitrice si è vergognosamente dimostrata diretto e indiretto sostegno del Daesh contro i curdi, sembra aver abbandonato il laico kemalismo sanguinosamente guadagnato cento anni fa sulle spiagge di Gallipoli per abbracciare una nuova radicalizzazione. Le azioni e talvolta i crimini perpetrati dal neonato sultanato di Erdogan hanno recato notevoli imbarazzi tra i seggi dell’Alleanza Atlantica, di cui la Turchia è membro da più di 60 anni, e hanno improvvisamente instillato incertezze, remore e diffidenze in Europa a seguito della ipotizzata accoglienza degli ormai moderni giannizzeri nella UE. Il Mediterraneo Orientale, infatti, in queste settimane è funestato dalla diatriba Cipriota, riguardo la quale l’atteggiamento dei neo-ottomani si fa arrogante e sfrontato agli appelli sia dell’Italia sia della più prossima Grecia.

Il presunto blocco navale che vieta l’accessibilità a Cipro, scaturito dall’interdetta navigazione della Saipem 12000, risulta inoltre una presa di posizione assurda che affonda le radici in rivendicazioni pregresse, già a suo tempo causa di tensione con gli Elleni. Le affermazioni del neo-sultano si sono inoltre inasprite negli ultimi giorni, non limitandosi ad allungare ombre di espansionismo anche su miglia marine nell’Egeo sino alle sponde di isole greche e, con sfumature quasi schizofreniche, alle terre perdute 100 anni fa nel medio oriente. L’Ottomanesimo crescente, al cui passo marcia inosservato un militarismo notevole e forte riveste un pericolo vero e sempre più palpabile nei confronti del quale sino ad ora le potenze occidentali offrono un’incosciente accondiscendenza.

Il 28 Dicembre 2017 il Consiglio dei Ministri ha deliberato la prosecuzione di tutte le Missioni Internazionali con una durata riferibile dal 1 Gennaio 2018 al 30 Settembre 2018. In attesa delle consuete delibere parlamentari, si è calcolata una consistenza media di personale di circa 6.300 unità, di cui 700 da impiegare in nuove operazioni. A Villa Madama, in data 13 Febbraio 2018, in concomitanza con il vertice degli Esteri a Kuwait City, si è riunita in formato ristretto la 6^ Commissione Ministeriale anti-Daesh, presieduta dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti e dal Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Gen. James Mattis. Quindici son state le rappresentanze: Italia, Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Iraq e Turchia.

In questa sede le Istituzioni irachene hanno voluto rivolgere un ringraziamento particolare al contingente italiano ed alla sua dedizione nella salvaguardia della italica diga di Mosul e nei ripetuti cicli addestrativi offerti alle forze armate e di polizia locali. A tal proposito, appena l’8 Gennaio, si è concluso il corso di addestramento al CRC – Crowd Riot Control, svolto dai Carabinieri della Police Task Force-Iraq per la formazione degli agenti della Polizia Regionale. Gli uomini dell’Arma sono inseriti nel dispositivo della Missione Internazionale Operation Inherent Resolve, per gli Italiani Prima Parthica in atto dal 14 Ottobre 2014, con mansioni addestrative delle forze di sicurezza curde Peshmerga e irachene in Kurdistan, Erbil, e a Baghdad. A queste attività si sommano i compiti di ricognizione, sorveglianza UAV – Unmanned Aerial Vehicle e Air-to-Air Refueling di velivoli della Coalizione. Per l’anno 2017 [con legge 131/2016] il contributo del nostro paese è stato determinante in ordine di personale, mezzi e fatica spesa: 1497 uomini, 420 mezzi di terra e 17 mezzi aerei. Da quanto emerso nel summit del 13 Febbraio, lo scenario attuale concederebbe una riduzione del contingente schierato di quasi la metà entro l’anno prossimo.

Carica di importanti notizie è la due giorni di Bruxelles, 15 e 16 Febbraio, ultima decisiva tappa del NATO Summit 2018. La riunione dei Ministri della Difesa della Coalizione ha assistito alla nascita di due nuovi Comandi: un nuovo Comando Congiunto nell’area Atlantica [Joint Force Command for the Atlantic] per la tutela delle rotte tra Nord-America e Europa e un nuovo Comando per facilitare la logistica nel vecchio continente. Oltre ai suddetti progetti di cooperazione in materia di mobilità e contrasto al terrorismo, un importante passo avanti è stato compiuto verso una più robusta difesa cibernetica, un nemico invisibile ed in tempi recenti sempre più insidioso.

“L’Italia è impegnata affinché la NATO guardi al Sud non solo come a una nuova sfida, ma anche come a una opportunità per gestire e prevenire i rischi da cui deriva il senso di insicurezza di molte nostre società”.
(Roberta Pinotti, Ministro della Difesa)

Questo ha affermato il nostro Ministro della Difesa, sottolineando che la partecipazioni alle missioni all’estero risulta un elemento basilare, fonte di prestigio per il nostro esercito, seppur ridotto, ma di qualità superiore. L’Italia, infatti, al momento, è uno tra i principali paesi contributori nella NATO e il primo in ambito UE e ONU. Dunque un fardello da non abbandonare assolutamente, recante vantaggi e onori i cui oneri spesso vengono erroneamente additati in politica come non sostenibili.

Il Tricolore si impegnerà, così attualmente è stato richiesto e deciso, a spendere nelle previsioni economiche entro il 2024 il 2% del PIL in spese militari, percentuale che tra i seggi parlamentari probabilmente avrà scatenato evidenti e serpeggianti dissensi. Ci si è spesso lagnati dunque che con la Legge di Bilancio la spesa pubblica militare dell’anno corrente, con crescita del +21%, possa attestarsi all’1,42% del PIL, sottolineando quasi con tono scandalizzato che la Germania è ferma all’1,2%, quando quest’ultima non è impegnata con la medesima incisività.

In una situazione geo-strategica simile ciò che può essere proposto, varato, mutato e in talune circostanze sottratto indebitamente è limitato e perciò relega i programmi elettorali a delle promesse, speranze e talvolta paradossi circoscritti. La Difesa è di certo, in un paese come il nostro, da molte menti avvinghiate a un passato defunto, associata ad una certa linea politica di destra, uno sbaglio grossolano che tuttavia sembra spesso confermato dalle scelte dialettiche e fattive degli altri partiti o movimenti.

Che siano promesse disattese, polemiche, speculazioni o giri di parole, la speranza per queste elezioni in fatto di Difesa rimane protesa a una prosecuzione di un filo rosso che lega il personale che opera ovunque nel mondo e issa giornalmente un tricolore al passato e al futuro del nome della nostra nazione. Una prece allora si suggella a conclusione, che si ricordi che questa idea che riunisce chi siamo stati a chi saremo non appartiene ad un colore politico, a una città o ad un sindacato, a una regione, ma a una terra che va difesa, a un popolo che va protetto e a una schiera di esso che va valorizzata e rammentata con orgoglio.



Luca Valerio Bertozzi della Zonca 
per www.policlic.it

In allegato, si aggiunge un’info-grafica (qui il link) a cura del Ministero della Difesa (www.difesa.it) circa l’attuale impegno del personale militare italiano nelle missioni nazionali ed internazionali.

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