MAYhem – Analisi e processo contro la υβρις* dei Tories

MAYhem – Analisi e processo contro la υβρις* dei Tories

22. Quando vedi il nemico pronto, preparati contro di lui; ma evitalo, dove è forte.
23. Irrita il suo generale e disorientalo.
24. Simula inferiorità e incoraggiane l’arroganza.
25. Tienilo sotto pressione e logoralo.
(Sun Tzu – L’ Arte della Guerra)

Le elezioni generali nel Regno Unito si sono concluse nell’insegna di un “ritorno alle origini” nella storica e secolare contrapposizione ed alternanza tra i due grandi partiti britannici, i Conservatori ed i Laburisti.

Si comincia a tirare le somme e a riflettere su ciò che è avvenuto durante la giornata del voto nonchè nell’intera campagna elettorale portata avanti dai partiti in gara e, ampliando ulteriomente la lente d’ingrandimento, sulle ripercussioni che le elezioni avranno a livello di politica interna ed in ambito internazionale.

Dopo aver seguito con profonda attenzione (e forza di volontà) la maratona elettorale di due giorni fa, mi soffermo nel mirabolante mondo dei “what if…” e dei momenti da “sliding doors” e la prima questione che si presenta ai miei occhi è la seguente : ci si sarebbe ritrovati a riflettere oggi sulla “non-vittoria” del Conservative Party di Theresa May ”se” soltanto la Prime Minister avesse dedicato un po’ di attenzione e cura alle massime menzionate sopra tratte dal Bingfa di Sun Tzu?

Utilizzando la terminologia a noi nota negli ultimi anni grazie all’ex segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, Theresa May difatti ha “non vinto” le elezioni generali britanniche.
Le stesse elezioni da lei anticipatamente indette lo scorso Aprile nel tentativo di consolidare il dominio dei Tories nel Parlamento di Westminster ed avere un mandato governativo forte per fronteggiare la situazione che il Regno Unito si trova ad affrontare dopo la Brexit di quasi un anno fa. L’azzardo da lei tentato, con quell’iniziale determinazione che ha portato analisti ed opinione pubblica ad intravedere nella May l’erede di Margaret Thatcher, non ha portato i frutti desiderati.

Anzi, si è tramutato in un vero e proprio boomerang : i Conservatori non hanno la maggioranza assoluta dei seggi, nè una maggioranza tale per poter mettere sù un esecutivo stabile (sono solo 318 i seggi ottenuti) .
Londra e l’intero Paese osservano oggi una situazione di stallo e paralisi (l’hung parliament) che verrà probabilmente risolta mediante la creazione di un governo di minoranza grazie all’aiuto – e la stampella – dei dieci seggi vinti dal Democratic Unionist Party nordirlandese.
Un vero e proprio disastro per la May del quale gioisce il vero “vincitore” di queste elezioni, il candidato laburista Jeremy Corbyn.
A discapito dei sondaggi britannici che da Aprile davano il Labour Party ad oltre venti punti di distacco dai Conservatori, a discapito degli exit poll (parzialmente azzeccati in queste elezioni) , ma soprattutto a discapito di un partito che usciva frantumato in varie correnti ostili alla figura del sessantottenne leader dei Whigs a colpi di primarie e mozioni di sfiducia, Corbyn ha continuato ad andare per la propria strada, quella che ad Islington lo vede protagonista da oltre trent’anni e che lo ha portato nella maratona elettorale notturna ad ottenere 262 seggi al Parlamento (un numero decisamente aldisopra delle aspettative aggiornato oggi con la conquista per soli venti voti di differenza del seggio di Kensington, al quarto riconteggio, a discapito dei Conservatori).

È Corbyn, alla fine dei conti, che ha messo in pratica le pratiche “belliche” di Sun Tzu strutturando la propria campagna elettorale sul richiamo ai valori tradizionali dei laburisti (messi in disparte tra le fasi di Tony Blair e Gordon Brown), sul contatto diretto con la gente ma soprattutto sfruttando a proprio vantaggio…l’arroganza della May.


Le cause del disastro, ovvero quando non si vuole imparare dagli errori del passato.

I’m not going to be calling a snap election. I’ve been very clear that I think we need that period of time, that stability, to be able to deal with the issues that the country is facing and have that election in 2020. (PM Theresa May, 3 Settembre 2016)

Questo estratto di un’intervista avuta dalla May alla BBC, a pochi mesi dall’insediamento a Downing Street a seguito delle dimissioni di David Cameron, può sintetizzare la causa fondamentale del flop Conservatore in queste elezioni : la “υβρις, parola del greco antico che significa “superbia, arroganza”.

È interessante fare un breve resoconto del legame che coinvolge le due personalità politiche in questione : la May era subentrata a David Cameron a seguito dei risultati del referendum sulla Brexit…da lui indetto nel Marzo 2016 per contrastare l’ondata crescente del United Kingdom Indipendence Party (UKIP) di Nigel Farage catalizzandone i punti salienti del programma (l’euroscetticismo) e l’elettorato allo scopo di riportarlo a vie più “moderate”.
Il fatto non risulterebbe anomalo di per sè, se non fosse che a Febbraio dello stesso anno Cameron aveva forzato la mano nei confronti dell’Unione Europea e ottenuto un accordo profondamente vantaggioso per gli interessi economici britannici.

Questo legame fallimentare sta nell’arrogante personalizzazione del voto (referendario e/o politico) e nella sottovalutazione dell’avversario (il fronte del Leave, per Cameron, ed il Partito Laburista per la May). Nel primo caso, la sconfitta “del tutto inaspettata” di Cameron e del Remain sul quale egli aveva puntato per poter tastare il sostegno dell’elettorato nei suoi confronti (qualcosa di noto anche a noi dallo scorso Dicembre) portò il Primo Ministro alle dimissioni.
Alla luce dei risultati odierni, è chiaro che la May non abbia imparato la lezione del proprio predecessore Tory e che abbia voluto persistere, in un contesto di politica interna travagliato anche a causa degli attacchi terroristici sferrati dall’ISIS sul suolo britannico (tre attacchi negli ultimi due mesi tra Londra e Manchester, scarsamente contrastati dagli apparati di intelligence britannici) , in un atteggiamento stolido ed impulsivo, qualità che volenti o nolenti ed indipendentemente dalle opinioni personali (nel mio caso profondamente divergenti sulla figura della Thatcher), non appartenevano alla “Lady di Ferro”.

A conferma di questo, senza dubbio per i Conservatori e per la May pesa anche la gestione della campagna elettorale per le elezioni generali da poco concluse, giocate assolutamente sulla difensiva e, errore fatale, sul continuo rifiuto da parte della May di partecipare ad un dibattito contro Jeremy Corbyn (strumento che quest’ultimo ha sfruttato enormemente a proprio vantaggio).

L’immobilismo, il rifiuto di confrontarsi con il proprio avversario ed infine, a seguito del secondo attacco a Londra di sei giorni fa, l’intensione di sospendere la legge sui diritti umani e di richiedere un controllo ancor più capillare di Internet in funzione della lotta al terrorismo e alla “ideologia jihadista” , sono state mosse dettate dall’emotività e dall’impulsività dinnanzi alla graduale ma costante avanzata di Corbyn nei sondaggi.
Mosse che hanno contribuito enormemente a dissipare quasi del tutto i venti punti percentuali di vantaggio che il Partito Conservatore aveva nei confronti del Labour e che hanno portato inoltre i bacini elettorali degli altri partiti (Lib-Dem ; UKIP e Scottish National Party, anch’essi con le loro problematiche) a protendere maggiormente verso Corbyn rispetto alla May.


Cosa succede adesso?

Stando alle sue ultime dichiarazioni, il Primo Ministro britannico non considera l’ipotesi delle dimissioni e pare altresì determinata a rimanere al proprio posto e a creare un nuovo governo con il quale proseguire sull’agenda del proprio partito, ponendo la priorità sull’inizio dei negoziati sulla Brexit con l’Unione Europea. Di qui una seconda domanda : il Partito Conservatore, dopo la debacle appena subita , glielo consentirà? La storia Tory è ricca di esempi di improvvisi capovolgimenti di fronte interni e, aldilà delle dichiarazioni spesso e volentieri pro-forma, è presto per dire se tali intenzioni verranno confermate all’interno del partito. Già da ieri circolano indiscrezioni che potrebbero vedere l’attuale Ministro degli Esteri ed ex-sindaco di Londra Boris Johnson come successore della May in caso di mozione di sfiducia interna tra i Conservatori.

Bisognerà attendere ulteriori sviluppi per avere una visione ancor più chiara della situazione interna ai Conservatori, ma se le premesse dovessero essere queste, non è da sottovalutare la possibilità che la υβρις possa risultare un peccato fatale al Primo Ministro Theresa May, a conclusione di una storia che potrebbe avere molti caratteri in comune con quelli di una tragedia greca.

Guglielmo Vinci per www.policlic.it


* υβρις = arroganza; tracotanza ; superbia

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