Il 24 gennaio 2008 il governo Prodi II fu sfiduciato al Senato della Repubblica. Tale voto pose fine al secondo e ultimo governo presieduto dall’allora leader di centrosinistra Romano Prodi.
Le elezioni dell’aprile del 2006 si tennero per la prima volta con la nuova legge elettorale ribattezzata dal leghista Calderoli, che ne fu il promotore, porcellum. Particolarmente combattuta, la consultazione elettorale vedeva fronteggiarsi la coalizione di centrodestra, guidata dal Presidente del Consiglio uscente Silvio Berlusconi, e la composita coalizione di centrosinistra (incentrata sui Democratici di Sinistra e l’Ulivo, ma che andava da Rifondazione Comunista ai centristi dell’UDEUR), capitanata invece dal già Presidente del Consiglio nel 1996 Romano Prodi.
La coalizione di centrosinistra riuscì a prevalere per una manciata di voti alla Camera, dove ottenne la maggioranza grazie al generoso premio garantito dalla legge elettorale, mentre al Senato la maggioranza di Prodi era di appena due seggi – ottenuti grazie al voto degli italiani all’estero – e per un anno e mezzo, da metà 2006 a inizio 2008, il governo si era retto sostanzialmente grazie al voto dei senatori a vita, e in un clima di continui contrasti tra le varie parti della maggioranza, con insidie per la tenuta del governo che arrivavano sia da sinistra (in particolare da Rifondazione Comunista) che dal centro (dove erano inquieti l’UDEUR di Clemente Mastella e i Liberal Democratici di Lamberto Dini).
Nel gennaio 2008 il sottile equilibrio su cui si era retto il governo si ruppe. Il leader dell’UDEUR e ministro della Giustizia Clemente Mastella si dimise a seguito di problemi familiari. L’UDEUR annunciò inizialmente l’appoggio esterno, ma poi annunciò il passaggio all’opposizione, dovuto sia alla contrarietà a una legge elettorale di tipo maggioritario, sia al rifiuto da parte del Governo di rilasciare un documento di solidarietà con la famiglia Mastella.
A seguito dell’annuncio dell’UDEUR, Prodi si presentò alle Camere, e se il 23 gennaio il governo riscosse una comoda fiducia alla Camera, il 24 gennaio toccò al Senato. La discussione al Senato fu vivace sin da subito, con uno dei tre senatori dell’UDEUR, Barbato, che ebbe un malore dopo aver annunciato il suo voto di fiducia al governo in dissenso dal suo gruppo, e aver animatamente discusso con il suo compagno di partito Cusumano.
Quando si giunse alle dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari, fu chiaro che il governo non avrebbe avuto i numeri: oltre all’UDEUR, infatti, si sfilarono dalla maggioranza anche i Liberal Democratici di Lamberto Dini oltre che un manipolo di ulteriori senatori provenienti da vari gruppi.
Alla fine, i “no” alla fiducia furono 161, contro i 156 “sì”. All’annuncio del risultato da parte del Presidente del Senato Marini, l’opposizione esultò, ma si distinsero in particolare due senatori di Alleanza Nazionale: Nino Strano e Domenico Gramazio stapparono una bottiglia di spumante (mentre Marini esclamava “Per favore, togliete quella bottiglia! Non siamo mica all’osteria!”), con il primo dei due che distribuiva ai suoi colleghi fette di mortadella, in riferimento all’epiteto con cui era chiamato dagli avversari il Presidente del Consiglio Prodi.
Dopo il voto di sfiducia, Prodi rassegnò le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che di lì a pochi avrebbe sciolto le Camere e convocato nuove elezioni.
Riferimenti bibliografici
L’ultimo governo di centrosinistra: Fece una brutta fine cinque anni fa, al Senato, durante una tremenda seduta che è meglio non dimenticare, anche se ne verrebbe la voglia, in “IlPost”, 24 gennaio 2013, https://www.ilpost.it/2013/01/24/caduta-governo-prodi-2008/
Tutti i siti sono stati consultati il giorno 8/01/2023
Foto: passaggio della campanella tra Lamberto Dini e Romano Prodi nel 1996, Giorgio Pallavicini/Wikimedia Commons, pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Cerimonia_Prodi_Dini.jpg?uselang=it