Il secondo giorno dell’IRISH FILM FESTA “in short” tra ottimi cortometraggi (e qualche sbandata)

Il secondo giorno dell’IRISH FILM FESTA “in short” tra ottimi cortometraggi (e qualche sbandata)

Nella seconda giornata dell’IRISH FILM FESTA “in short” sono emerse in modo netto, nel giudizio del nostro corrispondente, alcune pellicole che possono seriamente ambire al premio di miglior cortometraggio per le categorie Live Action ed Animazione che verrà assegnato questa sera dalla giuria internazionale dell’evento (appuntamento da seguire sul sito www.irishfilmfesta.org).

Lavori brillanti, in ogni suo elemento (cast, sceneggiatura, tecniche di ripresa e/o d’animazione, giusto per menzionarne alcuni), che riescono a raccontare – con degli spunti di riflessione o delle intuizioni per nulla banali – delle storie belle e coinvolgenti, tra la commedia satirica e la fantascienza passando per il dramma e l’azione (seppur in pixel).

Nella valutazione di giornata (sette pellicole incluso il lavoro “fuori concorso” di questa rassegna), sono però emersi contemporaneamente due lavori degni di menzione ma per il motivo diametralmente opposto. E se nel caso del cortometraggio “in concorso” si può considerare un giudizio meramente personale del corrispondente (forse, un “pesante omaggio” al cinema francese?), in quello della pellicola fuori concorso semplicemente ci si chiede, in tutta sincerità, per quale motivo esista.
Un lavoro senza costrutto ed autoreferenziale, dove è lo spettatore che deve sforzarsi di comprenderne le sue sfumature e il suo senso (ovunque esso sia) nella sua brevissima durata senza avere una benché minima idea di quelle che sono domande basilari: Chi? Cosa? Come? Perchè?
La domanda che sovrasta le altre, in questo caso, è proprio quella del perchè.


I cortometraggi della giornata
PromossiRimandati e Bocciati di Guglielmo Vinci

CYNTHIA (Irlanda, 2019) = Promosso

Il cortometraggio di Jack Hickey, tra le pellicole in concorso quest’anno, rappresenta un lavoro di qualità e intensità sopraffina.

Già vincitore del riconoscimento per miglior film drammatico al Galway Film Fleadh del 2019, il lavoro riunisce un cast di prim’ordine a livello di cinematografia irlandese, con i nomi di Clare Dunne, Peter Campion e Moe Dunford, attore “di casa” all’IRISH FILM FESTA. Il cortometraggio supera i diciassette minuti di durata e ci mostra il personaggio di Cynthia (interpretato dalla Dunne) mentre prende parte a una rimpatriata di amici organizzata dall’amica Clementine (Valerie O’Connor). Una cena che parte però da subito con il piede sbagliato e che ben presto si tramuta, in un drammatico crescendo di emozioni, in un disastro che coinvolge tutti i presenti, tra i quali il fratello di Clementine, Elliot (Moe Dunford). Un disastro dal quale però Cynthia prende coraggio per liberarsi di pesanti fardelli che ne avevano minato la salute fisica e mentale.

LA PETITE MORT (Irlanda, 2019) = Bocciato

Giudizio alquanto negativo per il lavoro del regista ed attore nordirlandese Michael Smiley che rappresenta davvero una sorta di “natura morta” (nonché muta, fatta eccezione dell’accompagnamento offerto dalla colonna sonora) nella tecnica cinematografica come nella sceneggiatura della storia.
Due persone si incontrano in una panchina di un parco, si conoscono, si frequentano tra serate al cinema e cene romantiche. Si amano…e poi, “colpo di scena”, si scopre che sono personaggi alquanto “seriali”. Quasi sei minuti e mezzo passati tra continui cambi di inquadrature e sequenze che portano caos e pesantezza narrativa (ma non solo) nello spettatore.
Non è chiaro se vuole essere un “omaggio” al cinema francese, ma i presupposti ci sono tutti.

FATHER FATHER (Irlanda del Nord, 2019) = Promosso

Da sinistra verso destra, i due attori protagonisti del cortometraggio Father Father, Ian McElhinney e Martin McCann. 

“Dissacrante”. Ecco come definire in una parola, detta e scritta con sincero trasporto, il cortometraggio del regista Michael McDowell. L’opera si avvale della presenza di due attori nordirlandesi di altissimo livello, quali Martin McCann (Bobby Sands: 66 Days, Maze tra le varie pellicole) e Ian McElhinney (divenuto celebre – a livello mainstream per la sua partecipazione a Game of Thrones, ma legato anche a grandi classici del cinema irlandese diretti da Neil Jordan come The Boxer e Micheal Collins), regalandoci una pellicola che in poco meno di diciannove minuti ci presenta uno spaccato tra la commedia e la satira (è evidente la critica non troppo velata a determinati “usi e costumi”), portandoci indietro nel tempo nella Belfast degli anni Settanta.

La prima scena vede il risveglio del personaggio protagonista, accanto a una donna (Dervia, interpretata da Diona Hegarty) che giace nel suo stesso letto. Il dettaglio di non poco conto in questa sequenza è che il protagonista, “Padre” James (interpretato da McCann) sta per essere ordinato prete della parrocchia guidata dal parroco interpretato da McElhinney!
Tra una serie di flashback che riportano alla notte di “ruggente passione” dell’ancora seminarista James e Dervia e una serie di battute esilaranti nel mezzo della celebrazione di un matrimonio, il corto fa ridere da morire e il colpo di genio che conclude la pellicola rende questo lavoro un serio pretendente alla vittoria finale della FESTA.

WAS THAT A YES? (Irlanda, 2019) = Promosso

Un cortometraggio brevissimo quello del regista Ray Mac Donnacha (la cui durata è di poco superiore a quella della canzone Angel Of The Morning di Juice Newton, colonna sonora del film) che sceglie il montaggio “all’inverso” (reverse motion) e al rallentatore.

Protagonista del corto – e della storia – è un altro nome noto ed apprezzato all’IRISH FILM FESTA, ovvero quello di Dara Devaney (An Klondike). Il cortometraggio racconta i drammatici ed inaspettati effetti di un’importante cena romantica, importante…tanto quanto un “sì”.


STREETS OF FURY (Irlanda, 2019)
= Promosso

Per la categoria dedicata all’animazione, ecco il bellissimo e divertente tributo (ed omaggio) alla cultura e all’estetica pixellata dei videogiochi cabinati degli anni Ottanta : il corto Streets of Fury diretto dal dublinese Aidan McAteer.
In quasi cinque minuti, tra calci e pugni, branchi di pecore e musica a 8 bit, il cortometraggio ci porta nel mondo videoludico di Max Punchface, un nomen omen a tutti gli effetti dal momento che trascorre il tempo ludico prendendo a calci e pugni i suoi nemici allo scopo di sconfiggere il nemico finale del suo videogioco. Un evento inaspettato però – assieme all’apertura di un portale verso un’altra dimensione ludica – catapulta il protagonista a “Sheepland”, un altro videogioco dal design decisamente più semplice e molto colorato in cui abitano, manco a dirlo, delle pecore.
In questa situazione che lo vede bloccato a Sheepland (il portale si richiude dietro di lui), Punchface trova un “amico” in una delle pecore che comincia ad allenarsi prendendo a pugni gli alberi e nasce un legame, interrotto dal boss del videogioco di Punchface. Il finale riserva grandi sorprese.

Che si stia parlando di uno dei possibili vincitori per la categoria di miglior cortometraggio d’animazione?

THEM (Irlanda/Germania, 2019) = Rimandato

Un cortometraggio dal sapore e dal significato politico quello diretto dal regista irlandese (e berlinese “d’adozione”) Robin Lochmann. Un messaggio contro le derive dell’ideologia e dei totalitarismi che dividono la società “grigia” del cortometraggio (si nota l’allusione a situazioni reali).
Nel grigiore e nel piattume di questa società, l’avanzata di una figura carismatica (“dorata”, dopo un bagno in un fiume di tale colore) comincia a mutare le abitudini della stessa plasmandola secondo il proprio volere (al punto da innalzare una sorta di idolo dorato) e separandovi coloro che non vi si sono conformati.

Il culmine viene rappresentato dallo scontro armato, sotto una pioggia torrenziale, dell’idea dorata con gli “adepti adoratori” di un’altra idea e di un altro idolo, quest’ultimo di colore zaffirino, ma dall’origine identica a quella dorata.

Nel cortometraggio si nota la presenza di un importante messaggio di fondo che viene lanciato attraverso la creatività di un lavoro a metà tra la grafica 3D e il tocco artigianale (alcuni degli scenari presenti nella pellicola sono stati costruiti a mano dalla squadra dietro al corto), al punto che la pellicola è stata premiata e apprezzata in vari festival internazionali.
Eppure, nonostante queste premesse, questo messaggio non riesce ad arrivare in modo chiaro allo spettatore che lo osserva e ne scrive: le scelte stilistiche (l’utilizzo minimo dei colori con una prevalenza quasi totale delle tonalità grigio-scure, eccezion fatta per l’uso dell’oro e dell’azzurro) rendono il lavoro complesso da metabolizzare, creando una sensazione di pesantezza che va ad impattare anche sullo stato d’animo dello stesso spettatore.


IL CORTO “FUORI CONCORSO”
A CONCRETE SONG (Irlanda, 2019) = Bocciato “senza appello”

Fonte: IMDb.com

A Concrete Song è una poesia, è una performance, è l’unione coreografica di teatro e danza contemporanea scritta ed eseguita dell’artista nordirlandese Oona Doherty, oggetto di un successivo ciclo di esibizioni (Hard to be Soft).
Il breve cortometraggio (2’30’) di Dave Tynan ne declama i versi e mostra i movimenti rabbiosi ed energici della sua poetessa danzante – la Doherty – lungo le strade e i luoghi di Belfast. Un flusso di emozioni, di sinuosità e di parole comprensibili e apprezzabili dai tanti che ne possono essere rimasti o che ne vengono colpiti.

È altrettanto probabile, però, che qualcuno di quegli stessi colpi sia andato clamorosamente a vuoto, e forse è davvero un bene che il lavoro sia rimasto “fuori” dalla competizione di quest’anno. Reazione fortemente “verdoniana” a caldo: I’m sorry but…in che senso?”.


Guglielmo Vinci per www.policlic.it

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