Policlic n. 20

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In questo numero, Policlic affronta il tema della religione. Lo facciamo, attraverso una lente particolare, quella del suo uso come instrumentum regni. Sotto osservazione, qui, è infatti il rapporto, profondo e mai banale, tra religione, politica e potere.

Apre il numero un’analisi di stampo antropologico, con un saggio di respiro internazionale, a cura di Rahmat Ryadhush Shalihin, dottorando all’università del Brunei Darussalam, che propone al lettore una complessa analisi neuroantropologica della società indonesiana dei Minangkabau.

Nel ramo politico, tratteremo un tema molto importante della nostra attualità – e non solo – quello delle manifestazioni attualmente in corso in Iran. Ne scriverà Nazanin Soleimani, in un saggio dal titolo esplicativo: “Unica soluzione: rivoluzione”. Anticipando i temi storici, affronteremo poi il ruolo della chiesa in Italia, trattando del Non expedit e del suo successivo superamento, incentrandoci sul ruolo di Don Luigi Sturzo. Il saggio è ad opera di Riccardo Perrone.

All’interno del numero, troverete poi una profonda disamina storica. Emanuele Del Ferraro ci porterà all’interno delle dinamiche tra regime fascista e Chiesa cattolica, raccontando le vicissitudini dei Patti lateranensi, le loro cause e gli effetti che ne sono conseguiti. Sarà poi la volta di Federico Del Ferraro, con una ricostruzione della censura cinematografica di stampo religioso in Italia. A chiudere l’excursus storico, Beatrice Boaretto ci porterà nell’XI secolo e ci parlerà di Matilde di Canossa e del suo ruolo cruciale all’interno della Lotta per le investiture.

Chiude il numero un saggio extra, a cura di Giulia Simeoni, relativo al fenomeno del “governo diviso” nei paesi di stampo presidenziale.

Buona lettura!

 

In questo numero

 

LA NEUROANTROPOLOGIA NELLA SOCIETÀ MINANGKABAU

Il ruolo dei leader sociali nella comunità socio-religiosa

Di Rahmat Ryadhush Shalihin

I Minangkabau sono un gruppo etnico indigeno dell’Indonesia che vive nella provincia della Sumatra occidentale. Diversamente da altri, i Minangkabau dispongono di un sistema di governo unico, costituito da Niniak Mamak (leader maschile), Alim Ulama (leader religiosi), Cadiak Pandai (studiosi) e Bundo Kanduang (leader femminile), i quali rappresentano i relativi gruppi sociali all’interno del sistema culturale noto come Tungku Tigo Sajarangan. Ciò avviene soprattutto a Bukittinggi, un piccolo paese collinare della Sumatra. Questo sistema sociale è volto a regolare le attività di governo e le norme sociali.

Il seguente studio mira a dimostrare come queste variegate forme di leadership possano aprire una finestra sul modo in cui i processi cerebrali manifestati siano intrecciati con la società, la cultura, il governo e la religione. Un approccio multidisciplinare è qui necessario, in modo da stimolare la comprensione del rapporto tra i processi cerebrali, la cultura e il ruolo dei leader indigeni integrato nella governance formale.

Questo studio utilizza un progetto di ricerca qualitativo, che include la raccolta dei dati emersi intervistando quattro fonti informative. Si basa sull’approccio della neuroantropologia all’analisi dati, allo scopo di esaminare i ruoli dei leader sociali nella governance formale e i processi cerebrali che coinvolgono interessi etnici, tradizionali, regionali e religiosi.

I risultati di questo studio mostrano come i leader sociali di Bukittinggi abbiano un preciso pattern di tendenze di leadership. Il cervello dei Niniak Mamak attiva abilità metacognitive, mentre i cervelli degli Alim Ulama e dei Cadiak Pandai si assomigliano nei circuiti frontali-parietali, che riguardano abilità di pensiero complesso; i pensieri delle Bundo Kanduang attiva la corteccia prefrontale e il sistema limbico, utili a una buona risposta emotiva.

Tali risultati possono avere implicazioni nell’implementazione di studi neuroantropologici completamente naturalistici, incentrati sugli stakeholder indigeni, mirati a esaminare la relazione tra i due governi (formale e sociale) nei processi di policy-making brain-based, riguardante i processi negoziali.

 

“UNICA SOLUZIONE: RIVOLUZIONE”

Dalla protesta contro l’obbligo del velo alla lotta per la caduta del regime degli ayatollah

Di Nazanin Soleimani

Da più di un mese, l’Iran è scenario di proteste e manifestazioni, il più delle volte represse con l’uso della forza e delle armi, nonché con la carcerazione e la censura. Nulla di nuovo per chi conosce il paese, se non fosse che questa volta a essere differenti sono la durata e soprattutto la portata degliavvenimenti, che non avevano mai raggiunto livelli simili dalla rivoluzione del ‘79 a oggi. In tutto il paese e in numerosissime città, anche quelle “sante”, vediamo donne e uomini legati da una volontà ben precisa: rovesciare la Repubblica Islamica dell’Iran. Saturi anche dell’estrema corruzione, chiedono più diritti per le donne, più tutele per i minori, condizioni lavorative dignitose e tanto altro, ma alla fine o al principio di tutto questo, per loro, c’è un’unica soluzione, un’unica idea: la Rivoluzione (come riporta anche uno degli slogan di queste proteste). In questo contributo, vedremo meglio cosa sta accadendo e cercheremo di capire perché stia succedendo proprio adesso e perché in questa misura.

L’Iran è un paese con una storia e una cultura millenarie, ricco di risorse e profondamente contraddittorio. Se prima della rivoluzione del ’79, durante la dinastia Pahlavi, la situazione era già complessa, dall’arrivo degli Ayatollah al potere, la situazione interna e mondiale ha visto cambiare estremamente il suo assetto. Ciò a causa dell’influenza del nuovo regime sul mondo sciita mediorientale e dei rapporti politici ed economici con altri attori quali Russia e Cina, e non ultimi gli stessi paesi occidentali che hanno approvato le sanzioni contro il regime.

Per questo è importante soffermarsi sull’attualità iraniana, in questo caso riportata da chi vive questi fatti in modo più diretto, date le origini iraniane e il fortissimo legame con questa terra. Molti iraniani all’estero sono coinvolti in questo processo, che vedono con paura e allo stesso tempo con grande speranza, uniti dal dolore, ma anche dalla stima verso chi sta lottando per la propria libertà, che è vista in quest’ottica come libertà di tutto il popolo, fuori e dentro i confini dello Stato.

 

LA CHIESA CATTOLICA DAL NON EXPEDIT AL SUO SUPERAMENTO

Luigi Sturzo e la transizione della Chiesa cattolica verso la convivenza con lo Stato liberale, e la partecipazione alla vita democratica

Di Riccardo Perrone

Con il presente lavoro, si intendono ripercorrere le principali tappe di un percorso che ha gradualmente condotto la Chiesa cattolica da posizioni di chiusura al mondo moderno borghese e liberale, a una sostanziale accettazione delle dinamiche democratiche, giungendo dunque a consentire ai cattolici di partecipare alla vita politica. Un percorso che in Italia, tra gli altri, ha avuto in Luigi Sturzo il protagonista principale, con le sue intense attività di sostegno alle classi più disagiate. Attività propedeutiche al definitivo superamento del Non expedit sancito da Papa Benedetto XV, e alla nascita di un partito politico di ispirazione cattolica, il Partito Popolare Italiano (1919).

 

I PATTI LATERANENSI

L’uso della religione per consolidare il regime

Di Emanuele Del Ferraro

L’11 febbraio 1929 vennero firmati i Patti lateranensi tra l’Italia fascista e la Chiesa. L’accordo, fortemente voluto sia da Mussolini che dal papa Pio XI, arrivava dopo lunghi anni di contrasti tra Stato e Santa Sede, che risalivano addirittura al 1870. Nell’articolo si ripercorre brevemente la storia di questi contrasti, così come il rapporto con la religione di Benito Mussolini, per poi illustrare il processo di riavvicinamento tra il regime fascista e la Chiesa e la firma dei Patti lateranensi. Infine, si tratta il tema dei rapporti tra Stato e Chiesa dopo la firma dei Patti.

 

LA CENSURA CINEMATOGRAFICA PER VINCERE LA GUERRA IDEOLOGICA

Il rapporto della Chiesa col grande schermo dalle origini agli anni Cinquanta

Di Federico Del Ferraro

La storia della censura nel cinema in Italia nasce nel 1913 con la prima legge dedicata al tema, e attraversa fascismo, la Prima Repubblica e le due riforme del 1962 e 2021. È da più di un secolo che il cinema convive con l’influenza della Chiesa, e di conseguenza la censura – cioè lo strumento per veicolare il grande schermo – vi ha intessuto rapporti cangianti di Papa in Papa. La storia di questi rapporti è la storia dell’evoluzione della Chiesa, dei mezzi di comunicazione e della loro influenza sulla società.

 

MATILDE DI CANOSSA: L’UNICA DONNA FRA IL PAPA E L’IMPERATORE

Il ruolo della Gran Contessa nella lotta per le investiture

Di Beatrice Boaretto

Nel Medioevo italiano, nessuna donna fu protagonista nelle vicende religiose e politico-militari della sua epoca come lo fu Matilde di Canossa. La Gran Contessa svolse un ruolo cruciale nella cosiddetta “lotta per le investiture”, facendosi prima mediatrice fra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV, e poi fervida sostenitrice del papato. Con il pontefice, infatti, Matilde condivideva non solo un’amicizia, ma anche l’ideale di Riforma della Chiesa, per il quale ella aveva sacrificato ogni altro suo interesse.

 

PERCHÉ SI PARLA DI “GOVERNO DIVISO”?

Cause e conseguenze politiche nei Paesi presidenziali

Di Giulia Simeoni

In questo articolo, verrà affrontato il tema del “governo diviso”, spiegando le cause e le possibili conseguenze di un fenomeno così attuale e tanto discusso. L’analisi userà come principali esempi di governo diviso i Paesi aventi sistemi presidenziali, come gli Stati Uniti o altri Stati dell’America Latina.

Policlic n. 22

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